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La campanella suona anche per le donne fugà

Abbiamo chiesto ad Antonella, in visita alle cooperative dell’Etiopia, di raccontarci la sua esperienza tra le donne del villaggio di Gurumo.

Gurumo è uno dei villaggi che più mi ha colpito durante la mia breve esperienza con Maria in Etiopia. Posto ai piedi di una montagna, dislocato a pochi km da Soddo, il villaggio offre un verdeggiante orizzonte che fa sentire molto lontani dalla città.  Al nostro arrivo al villaggio, come dovunque siamo state, ci corrono incontro molti bambini, ma qui, noto qualcosa di diverso: alcuni bambini, e alcune donne, indossano abiti più miseri della maggioranza degli abitanti del villaggio. Sono le famiglie dei Fugà, mi spiega Maria. I Fugà sono i lavoratori della terracotta e, per questa loro caratteristica, sono considerati ai margini, esclusi dalla vita sociale del villaggio e dalla frequenza scolastica. Le donne Fugà sono destinate a una vita di duro lavoro a diretto contatto con il fuoco e la terra, la loro vita trascorre tra la crescita dei figli e il lavoro della terracotta. Ma durante questa mia visita ho potuto osservare che qualcosa sta cambiando e la dimostrazione più evidente, è il sorriso di una donna fugà che abbraccia Maria e sorridente ci mostra le sue opere in terracotta. Grazie alla cooperativa di donne, supportata dal GMA, che ha favorito l’inclusione delle donne Fugà, ora esse lavorano insieme alle altre donne del villaggio, ora possono vendere i loro prodotti al mercato di Soddo, guadagnare e migliorare la loro vita. Orgogliosa la donna fugà ci mostra la sua casa, dove possiamo osservare alcune comode seggiole e cosa rara per queste abitazioni, anche una stanza per dormire, separata con una tenda, dal resto del locale.

Mi ha molto colpito vedere che anche nella povertà, vi sono discriminazioni e gruppi di persone escluse, ma nonostante ciò queste donne mi hanno dimostrato che si può essere inclusive cercando di lavorare insieme. Nella cooperativa infatti vi sono donne Fugà e non, dimostrando che per il bene comune è necessario lavorare e crescere insieme. Ma il messaggio più bello è stato offerto dalle donne che ho incontrato nella grande aula dove seguivano le lezioni impartite dal loro insegnante. Donne Fugà e donne del villaggio che insieme all’insegnante sillabavano l’alfabeto e ripetevano i nuovi vocaboli, imparavano a scrivere e a leggere. Alcune di loro avevano il piccolo con sè, i bambini  poco più grandi  erano a giocare. Cosa spinge queste donne ad impegnarsi per imparare a leggere e a scrivere? La risposta è una sola: la grande volontà di migliorare e di garantire ai loro figli una vita migliore che solo l’educazione può offrire.

Tra le fotografie scattate nel villaggio di Gurumo, ho un immagine  che più di mille parole rende l’idea di quanto queste donne tengano all’educazione e fortemente vogliano imparare. Una giovane donna, circondata dai molti bambini del villaggio, ci mostra orgogliosa il suo quaderno. Per queste donne andare a scuola è un ulteriore sacrificio, in una vita già dura, ma quale miglior messaggio di una madre che studia per migliorarsi può essere dato ai propri figli e alle nuove generazioni? In queste società, dove le donne fanno la differenza, l’input maggiore alla diminuzione del tasso di analfabetismo e all’incremento del tasso di scolarizzazione delle nuove generazioni può essere dato in primo luogo da loro. Se le donne crederanno nell’importanza dell’educazione, i loro figli frequenteranno con costanza la scuola e diventeranno  donne e uomini migliori.