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Una scuola per l’infanzia a Bukema

Come si può invertire il pregiudizio che la scolarizzazione delle bambine non sia importante?

Il diritto all’istruzione è un diritto… a scalare: prima i maschi, poi le femmine.
I bambini di città possono andare a scuola per più anni, raggiungendo gli studi superiori. I bambini di “campagna” hanno l’istruzione elementare. Ma i diritti non possono essere garantiti in graduatorie!

Soprattutto in un paese dove il 92% della popolazione vive in campagna e il 46% è costituita da minori sotto i 15 anni. Nella regione del Wolaita la scolarizzazione è molto bassa: mediamente in Etiopia si iscrivono alla scuola primaria il 78% dei bambini, ma arriva alla scuola secondaria solo il 15.6% degli studenti. Nella regione del Wolaita, solo un bambino su due va alla scuola primaria. Significa che metà dei minori in età scolastica non va a scuola e molto probabilmente quella metà che non frequenta è femmina.

Il problema non è legato solo alle esigenze familiari, ma c’è un grave problema di mancanza di strutture scolastiche. Le scuole esistenti non hanno abbastanza spazi e classi, arredamento, biblioteche, laboratori e centri pedagogici.

Mancano insegnanti qualificati e il tasso di abbandono scolastico in questa zona è molto alto. Naturalmente è ancora più alto tra le bambine.

L’emancipazione femminile, la riduzione delle disuguaglianze partono dall’accesso all’istruzione. Eppure è proprio la scuola la prima frontiera discriminatoria. In situazioni di povertà estrema, le famiglie ritengono prioritario che le loro figlie svolgano le mansioni domestiche o al massimo gestiscano una piccola vendita di prodotti casalinghi. Inoltre facilitano i matrimoni precoci per ricevere i doni del matrimonio, così da aumentare il patrimonio familiare. Il ruolo
della donna è di madre e moglie, null’altro.

Cambiare questa situazione è fondamentale per l’emancipazione femminile. I problemi delle ragazze sono i problemi di tutta la società, le loro sfide dovrebbero essere affrontate per creare un mondo migliore per le donne.

È una condizione comune nei paesi in via di sviluppo: genitori senza lavoro e bambini che aiutano nella fattoria di famiglia piuttosto che andare a scuola: questa diventa povertà generazionale.

Mentre i genitori lavorano la terra e gestiscono gli animali, i bambini crescono analfabeti e senza speranza, senza possibilità di accedere all’educazione, unica possibilità di tirarsi fuori dal ciclo della povertà.

Concretamente, significa che probabilmente passeranno il resto della propria vita a mangiare un pasto al giorno, a bere acqua sporca e quindi, senza la minima garanzia sanitaria, ammalarsi di patologie comuni e prevenibili.
Questa è la situazione di molte famiglie anche nel villaggio di Bukema.

Per promuovere il valore dell’istruzione, le Sorelle Missionarie hanno fondato l’asilo cattolico di Buccama. Qui 250 bambini tra i 4 e i 7 anni, che non sarebbero in grado di andare a scuola, ricevono un’istruzione di qualità.

“Una scuola di qualità” non è uno slogan. È un obiettivo importante (previsto anche dall’agenda per lo sviluppo sostenibile della Nazioni Unite) che rende la scuola un ambiente sociale importante, non solo un edificio scolastico. A Bukema la qualità scolastica si rende concreta anche con le visite regolari alle famiglie dei bambini più poveri per dare consiglio ai genitori e aiutarli a creare un ambiente familiare sano.

Il progetto intende portare a termine la costruzione della scuola per l’infanzia e trasformare l’asilo in una scuola primaria, arredare la nuova scuola primaria e il vecchio asilo, in modo tale da garantire istruzione a nuovi studenti e aumentare il numero di bambini scolarizzati.

Una speranza in più per il futuro!